
Qualche tempo fa ero in Sardegna. Qualche tempo fa ero seduto su di una scala che portava al mare, di notte. Qualche tempo fa, guardando il cielo, su quella scala in Sardegna, di notte, ho visto tante stelle quante mai ne avevo viste. In quel momento non ci ho pensato, ero con V@1&, e mi bastava lei. Le stelle, per così dire, erano il contorno ad una cena già ottima così. Ma poi. Poi mi è venuto in mente che quelle stelle erano troppe, troppe per poterle pensare. Non avevo abbastanza nomi per tutte quelle stelle. E l'uomo, si sa, possiede le cose nominandole. Non per nulla è stata la prima cosa che ha fatto Adamo, quel furbone, dare un nome alle cose. Non possiamo rivendicare il possesso di qualcosa a cui non sappiamo dare un nome. Quelle stelle, lassù, erano più distanti per il loro
anonimato che per gli anni luce che ci separavano. Ma Dio, se erano belle. Le amavo, ogni parte di me che non fosse presa ad ammirare la stella che avevo accanto era intenta a
protendersi verso quei corpi celesti. La loro bellezza, lacrime su di un panno nero, la loro maestosità e semplicità mi erano ancora più vicine per la loro lontananza, e potevo amarle, senza deprezzarle, proprio perchè non potevo averle. Pensate che brutto, allungare una mano e toccare una stella. Pensate che brutto, guardare il cielo e sapere ogni nome e codice, magnitudo, diametro e distanza di ogni astro. Il cielo si farebbe affollato di numeri come un foglio di carta. Ora mi trovo a pensare: perchè non riesco a farlo con le persone, o meglio, con una persona? Sarebbe così semplice. Rinunciare ad allungare la mano e stare solo a guardare, senza dare un nome, senza
possedere. Ci provo, ma fa un male cane. Mi tolgo di mezzo. Per cui, da stanotte, ho smesso di fumare. Ho appoggiato il pacchetto pieno sul tettuccio di una macchina parcheggiata, una jeep blu. Spero che la smania di nicotina mi renda più sopportabile l'altra smania, l'altro desiderio, ben più forte. Non mi attacco alle gomme, o al mangiare. Digiuno stretto, per penare meglio. Ve la ricordate quella vecchia barzelletta di uno che aveva male alla mano, va dal dottore per chiedere qualcosa per far passare il dolore ed il dottore, per tutta risposta, gli da una martellata sul ginocchio? Io non penso che sia stupida come cura. Niente di meglio di un altro dolore per affievolirne uno che ti tormenta. Speriamo bene. Se trovate uno schizzato, nervoso fradicio in strada, con la gastrite e strani tic (abbracci al nulla, baci, carezze), è probabile che sia io. Sto preparando una sorpresa per la gatta rossa, tra poco è il suo compleanno. Io sono squattrinato, disorganizzato e depresso, spero di riuscire a combinare qualcosa. Auguratemi buona fortuna, o almeno una morte rapida ed indolore. Un bacio.